Dal 2003 il Festival Echos segnala sui libretti di sala un tesoro artistico della provincia che occorre salvare, descrivendone la storia e gli interventi necessari per il recupero. Quest’anno, dedichiamo questo spazio alla Chiesa di Ignazio Gardella nell’ex Sanatorio Antitubercolare.
Chiesa di Ignazio Gardella
nell'ex Sanatorio Antitubercolare
Nell’area retrostante l’ex Sanatorio Antitubercolare Vittorio Emanuele III, ora Presidio Riabilitativo Borsalino dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Alessandria (AOU), immerso nel verde del parco sorge un piccolo gioiello del Razionalismo che non è solo espressione della corrente architettonica dell’epoca, ma anche di una determinata cultura della salute e delle sue credenze.
È la Chiesa, opera prima di Ignazio Gardella, subentrato al progetto del padre dopo la sua prematura scomparsa: un fatto triste e imprevisto che però gli permise di lavorare sull’edificio plasmandolo secondo un lessico nuovo, ricco di riferimenti internazionali e in antitesi al classicismo paterno, frutto dell’armonia geometrica prodotta dalla fusione di solidi come cilindri e parallelepipedi incastrati tra loro. Il giovane architetto trasformò l’ingresso principale rendendolo quasi un accesso secondario da cui si accede ai cori interni, mentre le entrate effettive divennero due, così da separare i sessi, come due sono i rosoni, uno su ciascun lato del campanile, che si colloca invece al centro della Chiesa.
Una delle particolarità dell’edificio è proprio il campanile privo di decorazioni e rigorosamente intonacato di bianco che pur essendo di cemento armato e a traliccio e quindi estremamente leggero, svettando sulla struttura quasi come un ponteggio.
La simmetria della pianta è determinata dalla già citata necessità di mantenere separati gli uomini dalle donne in virtù delle considerazioni moralistiche su cui si basava la teoria dell’assistenza ai tubercolotici. Per questo Gardella organizzò lo spazio in due piccole navate separate da un setto murario che permette di vedere e accedere all’altare senza entrare in contatto con la navata vicina. Uomini e donne, quindi, non si vedevano mai, l’unico ad avere una visione completa della Chiesa era il sacerdote che celebrava la messa dall’altare centrale, illuminato da una luce circolare e zenitale dall’alto e da due tagli di luce a tutta altezza verticali dietro l’altare.
Oggi la Chiesa è ancora consacrata e, grazie all’impegno profuso dai volontari del Fondo Ambiente Italiano di Alessandria, è fruibile dalla comunità e dai pazienti del Presidio, anche se non in maniera continuativa.
La “Chiesa di Gardella”, inoltre, nel 2021 ha vinto il censimento “Luoghi della Salute” FAI con 30.391 voti e si è classificata al quinto posto tra i “Luoghi del Cuore”, riconoscimenti concreti del suo valore storico, artistico e architettonico che hanno anche permesso di realizzare i lavori di rifacimento del tetto e dei balconi grazie al finanziamento di FAI, Intesa San Paolo e AOU. Risulta quindi necessario proseguire la ristrutturazione per permettere alla Chiesa di poter tornare a essere uno spazio a piena disposizione della comunità.
©photo Elena Franco